Su 78 neonati pretermine che sono stati rianimati dall’equipe neonatologica, 18 sono sopravvissuti: mentre sei di loro hanno riportato problemi importanti come cecità, sordità e paralisi cerebrale, ad oggi, sette piccoli che sono ancora in osservazione sembrano non aver subito danni di grave entità.

Sebbene la probabilità di sopravvivenza a questa età gestazionale è stimata come di 1 su 4, nel complesso, i risultati che emergono dallo studio sono incoraggianti.

Grazie all’analisi dei dati raccolti, gli autori dell’indagine hanno concluso che le eterogenee pratiche ospedaliere rispetto all’opportunità di avviare un trattamento di rianimazione nei bambini nati a 22, 23 e 24 settimane di gestazione possono giustificare alcune delle differenze che si rilevano tra i diversi ospedali in termini di sopravvivenza dei piccoli, nonché in termini di sopravvivenza senza compromissioni rilevanti; dunque, il luogo in cui i neonati nascono sembra essere una delle determinanti che influenza le loro possibilità di restare in vita.

Così come vanno migliorando le tecniche atte a garantire la sopravvivenza dei bambinianche i genitori si ritrovano spesso ad affrontare scelte strazianti, che a volte sono diverse a seconda che l’età del neonato sia di 22 settimane + 1 giorno o + 6 giorni; dallo studio è infatti emerso che in alcuni ospedali si tende ad “arrotondare” l’età gestazionale, e quindi i bambini più vicini alle 23 settimane hanno più probabilità di ricevere i trattamenti di rianimazione.

Ma gli autori ed altri esperti hanno precisato… SEGUE

 

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