Quando ho deciso di avere il mio secondo bimbo volevo che non avesse tanta differenza di età con la prima. Ero rimasta incinta al primo e unico tentativo, una gravidanza bellissima, tranne per le prime settimane in cui avevo sofferto di nausee. Talmente bella che avevo chiesto di posticipare l’astensione obbligatoria dal lavoro.

L’unica paura di questa gravidanza, che avevamo scoperto ci avrebbe portato un’altra bambina, era non avere nessuno a cui lasciare la bimba il giorno che avrei partorito; pregavo che almeno non succedesse di notte, così da non turbarla nel sonno.

Avevamo festeggiato il suo secondo compleanno la settimana prima e secondo i calcoli mancavano ancora 3 settimane. Ma questa bimba aveva fretta di conoscere quella sorellina che l’abbracciava dal pancione, che le cantava e che le parlava in una lingua ancora sconosciuta.

Era venerdì, aspettavo che mia sorella arrivasse per cenare insieme alla sua famiglia. Poi all’improvviso mentre apparecchiavo sento una fitta. Non fortissima ma abbastanza intensa. Mia sorella, che aveva già partorito due volte mi guarda in silenzio. Dopo 10 minuti altra fitta.

Mi dice di preparare per la notte che si sarebbero fermati a casa mia, mentre mi convinceva ad andare in ospedale. Ero contenta che almeno la prima volta che lasciavo mia figlia l’avrei lasciata a mia sorella. Andai in ospedale e, per la prima volta in 9 mesi, mi resi conto che sarei diventata di nuovo mamma. Avevo paura del dolore, ma pensare a mia figlia a casa mi dava forza.

Ero dilatata già 4 cm disse l’ostetrica. Ma dopo mezz’ora… [SEGUE]

 

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