Inizio ad essere seriamente spaventata.
Temo che potrebbe accadere qualcosa di brutto al mio piccolino. Già ad inizio gravidanza ha superato un periodo complicato e non voglio che ora sia di nuovo in pericolo.
Mi avvicino alla porta di casa e prendo coscienza del fatto che devo subito chiamare qualcuno e raggiungere al più presto l’ospedale. Mio marito è a lavoro a Maniago, ci metterà un po’ di tempo ad arrivare, penso. E quindi decido di chiamare una mia amica che abita nelle vicinanze, con la speranza che abbia il turno libero da lavoro e mi risponda. Non la ringrazierò mai abbastanza per il suo ruolo provvidenziale in questa storia. Dopo neanche 10 minuti era da me e via in ospedale, che tra l’altro è anch’esso vicino casa, per fortuna.
Al pronto soccorso ginecologico trovo di turno la dott.ssa che segue la mia gravidanza. Mi tranquillizzo un po’, so che con lei sono in buone mani, e poi conosce il mio trascorso.
L’ecografia evidenzia un distacco di placenta che richiede cesareo d’urgenza. Vengo tranquillizzata circa le condizioni di salute del piccolo ma c’è bisogno di farlo nascere e subito perché è in pericolo. Inoltre, vengo messa a conoscenza del fatto che potrebbe verificarsi un trasferimento alla neonatologia, se le condizioni del bambino lo richiedono.
Io sono rintontita, confusa, spaventata, vorrei che ci fosse lì con me il papà del mio bimbo.
Mi preparano subito per il cesareo e vengo portata in sala parto. A complicare la situazione ci si mette una pizza di troppo che avevo mangiato poco prima! Accipicchia, non potevo sapere che di lì a qualche ora avrei partorito! Superiamo anche questo “inghippo” e l’anestesista è pronta a procedere.
Sono tutti tanto carini con me; ricordo le carezze di quegli attimi… [SEGUE]