Alle sette di mattina decidiamo che è veramente giunta l’ora di ritornare in ospedale. La strada sembra non finire mai questa volta.

Guardo fuori dal finestrino e mi sento spaesata a vedere le persone che passeggiano per la strada, vanno forse al lavoro, tutto sembra normale mentre io vado incontro al mio secondo miracolo.

Mi sembrava tutto così surreale.
Arrivati so che non sarei riuscita a camminare, chiediamo di entrare con la macchina e il signore al cancello si prodiga in una lunghissima spiegazione su come e dove mio marito avrebbe dovuto posteggiare.

Stavo per urlargli di aprire il cancello e di sbrigarsi.
Non c’è la facevo più.

Nell’istante in cui parcheggiamo… SEGUE

 

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