Mi aggrappo a lei, anzi, le tiro i capelli… le dico, quasi in lacrime, che DEVO DEVO DEVO spingere.
Lei mi fa stendere e controlla: ci siamo… anzi, quasi si vede la testina.

Ho urlato all’ostetrica (santa donna) di chiamare mio marito, perché DOVEVA esserci, e so che VOLEVA esserci…
È arrivato di corsa e gli ho detto “ci siamo!”
In un attimo ho pensato “ci siamo davvero…non si torna indietro”, come quando dopo essere salito su una montagna russa,la giostra si blocca un secondo prima piombare giù.
12:15 Spingo e urlo come se non ci fosse un domani ( la mia mamma mi dirà poi che, da fuori, non aveva neppure riconosciuto la mia voce, e che non pensava minimamente fossi io quella pazza urlante).

12:35 E poi l’ho visto. Il nostro Filippo Umberto.
Un fagottino, bellissimo, sanissimo e meraviglioso. Racchiuso in lui c’era un mondo, un universo, una galassia. Quando l’ostetrica lo ha dato in braccio al papà, ricordo di avergli detto “ora siamo una famiglia” e lui mi ha risposto “ha il tuo naso!”
Non ho mai avuto qualcuno che mi assomigliasse o a cui assomigliare… perché fisicamente sono diversa dai miei o dai miei fratelli… perciò, quando dicono che siamo uguali…beh… il mio cuore scoppia di felicità.

Ma in lui, nelle sue smorfie, nelle sue facce buffe e nelle tue espressioni, io vedo il tuo papà… sei un mix perfetto di entrambi.
Stringerlo tra le braccia dopo aver aspettato il lavoro giusto, la casa adatta e soprattutto un uomo degno di farti da papà, è stato meravigliosamente sconvolgente.
Ormai è passato un anno, da quel giorno che ci ha stravolto la vita, pieno di tutto: paure, ansie, stanchezza, notti insonni… ma soprattutto carico, strabordante e immensamente ricco di amore, risate, e felicità allo stato puro.

Ilaria

 

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