Le parole hanno il loro peso e, anche quando non ci rendiamo conto consciamente del loro significato più profondo, hanno comunque il potere di condizionarci.
Prendiamo ad esempio la parola “svezzare”.
La usiamo per indicare il procedimento graduale, solitamente attorno al sesto mese di vita, dell’inserimento di nuovi ingredienti nella dieta di un neonato, composta fino ad allora da esclusivo latte, meglio se materno.
Però l’idea generale della società è quella che “prima si fa, meglio è” e così spunta chi lo consiglia già dal quarto mese o l’amica che non s’è fatta problemi a proporre la pappa prima di quando è suggerito.
Tutto questo potrebbe essere legato al fatto che etimologicamente il verbo “svezzare” significa: togliere il vezzo, far perdere un vizio o una cattiva abitudine? Come se allattare fosse un errore a cui porre rimedio al più presto?
Ad ogni modo, l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita, per poi protrarlo a piacimento anche oltre i due anni di età abbinato ad un’alimentazione adeguata ma, in ogni caso, anche se una mamma decidesse di interrompere l’allattamento prima di quando ce lo si aspetti, non credo proprio lo faccia perché lo ritiene un vizio!
Purtroppo se ne sentono tanti di ragionamenti assurdi… [SEGUE]
Proprio perché le parole hanno un peso, dire che capriccio derivi da capra è riduttivo. L’etimo della parola capriccio è incerto e, molti dizionari la abbinano non a capra ma a cap(o)riccio ovvero avere i ricci capelli legato a una bizzarria. In pochi lo attribuiscono alla capra che salta.