Qualcosa mi diceva che non era la cosa giusta. Lui doveva stare con me.
E se avesse pianto? E se dovevo alzarmi? Sarebbe stato tutto facile? Forse no. Ma non l’avrei lasciato.

Iniziò così quella notte di latte. Una lunga notte di latte, che era colostro, che era cercare di toccarlo, annusarlo  e cercare di capire cosa fosse successo alla mia vita, alla nostra vita.

Non riuscivo molto a girarmi da un lato all’altro,  lui pesa tre chili e ottocento grammi, i punti si sentivano e si sentiva anche il sangue, ogni tanto scendere.

Jacopo però non piangeva se gli davo il seno, prima il destro, poi il sinistro, poi tornavo sul destro… così via senza sosta, senza interruzioni, come l’amore che ci avrebbe unito

Avevo paura di quella notte, non  avevo mai avuto o gestito un neonato… SEGUE

 

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