Le ho detto subito: “Morena, devo spingere!”
Le si è immediatamente dipinta sul viso un’espressione di panico.

“No tesoro, non spingere! Respira, respira!” mi ha detto, e contemporaneamente si è fiondata spingendo la mia sedia a rotelle lungo il corridoio alla velocità della luce, con mio marito che ci correva dietro. Sulla porta della sala parto ha detto solo: “Ho una signora che deve spingere!”

In un attimo sono stata circondata.
Una dottoressa, due ostetriche, un numero imprecisato di infermiere… Mi hanno aiutato ad alzarmi, la dottoressa: “Toglietele i pantaloni! Chiamate subito il pediatra!”

E infatti ricordo le mani di mio marito che mi toglievano di dosso borsa e piumino, e quelle di un’infermiera che mi strappava via pantaloni e mutande (fradici) mentre cercavo di salire sul lettino. Avevo messo su una gamba, e prima che potessi mettere su l’altra ecco un’altra contrazione forte.

Mi sono stesa come potevo. Mi è sceso lo sguardo sui gambaletti di lycra che non avevo fatto in tempo a togliere e mi sono vista le gambe macchiate di liquido scuro. Mezza terrorizzata ho detto a mio marito che avevo le acque tinte, ma la dottoressa se n’era già accorta e stava dicendo la stessa cosa all’ostetrica mentre si chinava a controllare la situazione e mi diceva di cercare di non spingere.

Un’infermiera è arrivata con un bottiglione… SEGUE

 

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