Al nostro terzo tentativo si sono decisi ad aprire.
Ormai le contrazioni erano ravvicinatissime e io continuavo a trattenermi per non spingere. Con un incredibile sforzo, sorretta da mio marito e trascinandomi sulle gambe, piegata in due dal dolore, sono riuscita a scendere dalla macchina e a varcare l’ingresso.

In fondo al corridoio c’era un’infermiera di non so che reparto che ci ha chiesto se poteva esserci di aiuto e le abbiamo chiesto una sedia a rotelle.
Intanto che lei andava a procurarcela, abbiamo raggiunto l’ascensore.

Sono stati i due piani più lunghi della mia vita.
Quando si sono aperte le porte abbiamo trovato fuori l’infermiera con la sedia a rotelle che ci aspettava. Ho fatto un passo per uscire, ma è arrivata una contrazione che non sono riuscita a controllare e mi sono ritrovata inondata di liquido…

“Ho rotto le acque” ho detto a mio marito e all’infermiera. Loro mi hanno aiutato a sedermi sulla sedia a rotelle e mi hanno spinto verso l’accettazione di ostetricia.

In teoria lì avrebbero dovuto prima farmi la visita e aprirmi la cartella, ma sentivo che non c’era tempo… per fortuna sulla porta abbiamo trovato una delle due ostetriche con cui avevo fatto il corso preparto e che già mi avevano assistito con gli altri due bimbi.

Non l’ho nemmeno salutata… SEGUE

 

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