Mentre l’altro gruppo, doveva procedere indicando le figure con nomi generici, dicendo solo scimmie o passeggini.
Osservando i tempi di risposta fisica e neurologica e le tempistiche di osservazione dell’infante, si è dimostrato che i bambini appartenenti al gruppo dove erano state spiegate le foto in maniera specificatamente individuale, avrebbero sviluppato una capacità maggiore di distinzione degli oggetti visti in futuro (in questo caso, scimmie e passeggini).
La Dottoressa Scott, insieme a due dottorandi, Hillary Hadley e Charisse Pickron, ha voluto concludere il primo studio iniziale, verificando se, a distanza di 4 o 5 anni, si fossero presentati risultati sostanziali nella crescita neurologica dei bambini, confrontandoli ad oggi con ulteriori test.
Ha quindi preso nuovamente gli stessi bambini di anni prima, divisi come la scorsa volta e ha aggiunto un ulteriore confronto, reclutando anche bambini mai esaminati, perché voleva capire se le risposte date, fossero solo il frutto di una memoria selettiva pregressa e di una reazione ad uno stimolo già visto o dimostrasse lo sviluppo di una capacità più evoluta.
Il risultato dell’intero studio, pubblicato anche sulla rivista specializzata “Developmental Science”, ha dimostrato che i bambini precedentemente sottoposti alla visione di foto, con indicazioni individuali e specifiche, incrementano vantaggi e comportamenti neurologici per il riconoscimento di volti ed oggetti.
I bambini del primo gruppo… [SEGUE]