All’interno del nostro organismo alcune cellule, gli osteoblasti, hanno il compito di produrre tessuto osseo, mentre altre cellule, gli osteoclasti, si limitano a riassorbirlo.
Durante il corso della vita, a causa di diversi fattori, può succedere che le prime delle predette cellule, lavorino più lentamente delle seconde, producendo, in sintesi, meno tessuto osseo rispetto a quello che viene riassorbito. Se tali carenze si ripetono nel tempo, può insorgere l’osteoporosi.

 

Questa, è una patologia che colpisce le ossa e consiste in un deterioramento complessivo dell’architettura scheletrica.
Il tessuto osseo  che somiglia, di norma, ad un nido d’ape, nei soggetti affetti da osteoporosi, si presenta con fori più grandi e fragili.
Ad essere danneggiata è sia la densità ossea, sia la qualità dell’osso stesso, che appare più delicato ed esposto a fratture, nonché incapace di sopportare le normali sollecitazioni. Le parti del corpo più colpite sono il polso, l’avambraccio, il bacino, l’anca e la colonna vertebrale.

 

L’osteoporosi si divide in primaria, articolata a sua volta in post-menopausale e senile,  e secondaria, la quale dipende, principalmente, dall’incidenza di altre malattie e dall’uso di alcuni farmaci, come i cortisonici.
Per diagnosticare tale malattia, di cui spesso non ci si accorge se non in seguito ad una frattura o ad altro inconveniente, essendo perlopiù asintomatica, occorre effettuare un esame diagnostico mirato, come la Mineralometria Ossea Computerizzata (Moc).

 

Osteoporosi primaria post-menopausale
Intorno ai 25 anni la massa ossea subisce un picco, mantenendosi poi stabile sino alla menopausa. Non c’è dubbio che, in tale periodo, il percorso degenerativo a cui il nostro scheletro va incontro, è incrementato in modo sostanziale.
La causa va tutta ricercata nella carenza di estrogeni. Questi, sono degli ormoni sessuali, che svolgono una serie di importanti funzioni, tra cui quella di mantenere il trofismo osseo e quindi di prevenire l’osteoporosi.
Ed infatti, gli estrogeni promuovono il riassorbimento del calcio a livello renale, favoriscono la conversione della vitamina D e quindi l’assorbimento intestinale del calcio.
Risulta, pertanto, ovvio che, il progressivo calo di questi fondamentali ormoni, determini un depauperamento della massa ossea.
Tale processo, risulta ancor più grave nelle donne che hanno subito l’asportazione chirurgica delle ovaie o che sono andate precocemente in menopausa.

 

Come prevenire l’osteoporosi in menopausa?
Si stima che, a partire dai cinquant’anni, una donna su tre subirà una frattura negli anni successivi. Con il rischio concreto, nel futuro, di subirne altre e con maggiore facilità.
Risulta, pertanto, opportuno, sia in termini di costi umani che finanziari, adottare provvedimenti di prevenzione che contengano i rischi associati all’osteoporosi.
Mentre esistono alcuni fattori su cui non possiamo intervenire in alcun modo, come la familiarità, l’eccessiva magrezza, l’amenorrea, l’età e l’insorgenza di alcune patologie come l’artrite rematoide, ci sono altri fattori che, invece, possono essere modificati. Si parla, principalmente, di abitudini e stili di vita.

 

Di seguito i principali consigli della ginecologa:

–  Seguire una dieta bilanciata, ricca  di calcio e vitamina D.
Il calcio è un elemento fondamentale del tessuto osseo. Abbiamo visto che in menopausa l’assorbimento di questo importante minerale è limitato, o comunque non avviene nella giusta maniera. La donna necessita, pertanto, di un introito maggiore di calcio.
Tale fabbisogno, quando possibile, deve essere soddisfatto, principalmente, con la dieta piuttosto che con gli integratori, in quanto esistono dei rischi, oggetto di studio, associati all’assunzione di questi prodotti, quali l’infarto del miocardio e la calcolosi renale.
L’alimentazione, pertanto, dovrà prevedere una consistente assunzione di latte e derivati ed, al contrario, essere povera non solo di grassi e fibre, le quali legando il calcio ne limitano l’assorbimento, ma anche di sodio, un minerale responsabile dell’aumento dell’escrezione urinaria del calcio.
Per quanto concerne la vitamina D, sappiamo che questa viene prodotta dalla pelle a seguito dell’esposizione al sole. Tale vitamina, gioca un ruolo fondamentale nel processo di assorbimento del calcio e contribuisce inoltre a migliorare la resistenza muscolare e l’equilibrio, aiutando così a prevenire le cadute.
Esistono, inoltre, anche fonti alimentari di vitamina D, benché limitate, come il pesce grasso (salmone), l’olio di fegato di merluzzo, i funghi e le uova.
Risulta, inoltre, necessario, assumere un’opportuna quantità di vitamine C e K, anch’esse coinvolte nell’ossificazione, nonché una giusta dose di potassio e magnesio.
Infine, è fondamentale assicurarsi che all’interno della dieta sia prevista un’adeguata assunzione di proteine (senza eccedere ovviamente), le quali, anch’esse, influiscono positivamente sulla densità ossea (quindi legumi, frutta secca, soia, cereali integrali, pesce, uova e da ultimo carne).

 

Svolgere regolare esercizio fisico
L’esercizio fisico, oltre che a prevenire le malattie cardiovascolari, aiuta a stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo: la massa muscolare si accresce, aumenta l’equilibrio e la forza, migliora, anche se in maniera modesta, la densità minerale ossea.
Le attività consigliate sono quelle di tipo antigravitario, come la camminata, la corsa e la danza. Non servono sforzi eccessivi: come dicevamo è sufficiente una camminata o fare le scale piuttosto che prendere l’ascensore.
Non esiste un’età migliore di un’altra per praticare sport e trarne giovamento.
Inoltre, svolgere attività fisica, permette di mantenere il nostro organismo in normopeso e quindi, di gravare in maniera minore sul nostro scheletro. Tuttavia, occorre non scadere nell’eccesso opposto: essere sottopeso, infatti, si associa ad una aumentata perdita ossea ed ad un maggiore rischio di fratture.

 

– Evitare uno stile di vita scorretto.
Il fumo rappresenta sicuramente un importante fattore di rischio per l’osteoporosi, ed una scelta di prevenzione responsabile sarebbe quella di eliminare completamente questa dannosa pratica. Ed infatti, i cambiamenti negli ormoni causati dal fumo, possono alterare l’attività e la funzione delle cellule ossee. Di positivo c’è che gli effetti del fumo sulla salute delle ossa sembrano essere reversibili, e quindi smettere di fumare può, sicuramente, aiutare.
Alla stessa maniera, un abuso prolungato di alcool, interferisce negativamente con la sintesi di tessuto osseo, agevolando l’insorgenza di fratture. Al contrario, bassi livelli di alcool possono essere utili per raggiungere una migliore densità ossea.

 

– Sottoporsi ad una valutazione del rischio.
Per prevenire l’osteoporosi è bene, con l’insorgenza della menopausa, attivarsi e quindi parlare con il proprio medico, sottoponendoci a tutte le visite del caso. Ciò, risulta necessario soprattutto nell’ipotesi di menopausa prematura e precoce, in quanto in tali evenienze le donne sono maggiormente a rischio di sviluppare la patologia.
Il medico, all’uopo, potrà anche decidere se prescrivere appositi farmaci.

 

La terapia farmacologica.
Sempre seguento il consiglio di una ginecologa con l’assunzione di estrogeni possiamo prevenire in maniera efficace l’osteoporosi.  La terapia può essere iniziata in qualsiasi momento dopo la menopausa.
Tuttavia, questi farmaci possono aumentare i rischi di tumore al seno e all’utero: per quanto concerne il tumore al seno, questo può essere scongiurato interrompendo la cura dopo cinque anni, mentre tramite l’assunzione di un progestinico possiamo evitare l’insorgenza del tumore all’utero.
In alternativa, viene consigliata l’assunzione dei farmaci agonisti del recettore estrogenico (SERM), i quali non esplicano, invece, alcuna attività al livello dell’utero o del seno. Possiedono però altri potenziali effetti collaterali, quali ictus, tromboembolismo venoso, e varie neoplasie.
Esistono poi, i bifosfonati, anch’essi utili alla prevenzione dell’osteoporosi in menopausa, che tuttavia, come tutti i farmaci, presentano altri effetti collaterali, quali dolore addominali, difficoltà nella deglutizione, irritazione dell’esofago e nausea.
In considerazione di ciò, risulta opportuno affidarsi alle cure farmacologiche solo ove ciò appaia strettamente necessario seguendo sempre il consiglio di un medico / ginecologa.

 

 

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