Il 50% dei parti pretermine è associato a fattori di rischio quali:
- Precedente parto pretermine
- Ipertensione, patologie renali, diabete mellito
- Anomalie anatomiche materne e fetali
- Perdite ematiche in gravidanza
- Infezioni del tratto urinario e dell’apparato genitale
- Gravidanza multipla
- Polidramnios e disturbi della placentazione
- Abuso di sostanze stupefacenti e fumo
- Situazioni di disagio sociale
Il restante 50% delle donne non ha apparenti fattori di rischio associati.
Nel caso in cui si sospettino i sintomi di una minaccia di parto pretermine è bene rivolgersi ad un centro ospedaliero per la valutazione del quadro clinico e la messa in opera di misure assistenziali volte a ridurre il rischio di parto pretermine.
Nel caso di grave MPP in un epoca di gestazione inferiore alle 34 settimane è prassi durante l’ospedalizzazione la somministrazione di cortisonici per favorire la produzione del surfactante, una sostanza presente negli alveoli polmonari importante per la respirazione alla nascita (maturazione dello sviluppo polmonare fetale).
Fino a qualche anno fa l’incidenza di mortalità neonatale a seguito di nascita pretermine era molto alta, ma oggi, grazie alla pratica di terapie intensive neonatali, il rischio si è abbassato notevolmente tanto che il 50% dei bambini nati prima della 24a settimana sopravvive raggiungendo elevate aspettative di sopravvivenza sin dalla 27a/28a settimana.
Il peso alla nascita rappresenta, insieme all’epoca gestazionale, uno dei fattori che maggiormente influenzano il tasso di sopravvivenza del bambino nato prematuramente. I dati dimostrano che i neonati di peso superiore ai 700g sopravvivono nell’80% dei casi.
Questi dati rivelano la capacità di sopravvivenza neonatale, ma è comunque indispensabile informare che una nascita prematura può comportare danni irreversibili ad organi ed apparati, deficit mentali e fisici permanenti o malattie croniche a carico dei polmoni.
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