Recita un brano della cantante Simona Molinari: ”Non credo a chi mi dice ti amo e poi non riesce a prendermi per mano”, esprimendo con parole efficaci un costrutto che nella psicologia è ormai consolidato e cioè quello della comunicazione paradossale.
Si può certamente comunicare a parole il proprio affetto, ma con un tono della voce spento, monotono, con gli occhi distratti e mantenendo una certa distanza fisica dalla persona che si dice di amare, anzi perfino, a volte, detestando il contatto fisico con lui (o con lei). Questo atteggiamento doppio genera confusione in colui (o colei) a cui è diretto, che sente di non potersi fidare pienamente, e a ragione, delle parole d’amore del patner.
Se infatti è vero che a parole si può volere mentire all’infinito, non si è invece padroni pienamente del proprio corpo, che quindi diventa il rivelatore delle emozioni che non si vogliono palesare.
La lotta e il conflitto tra ciò che è bene o conveniente dire e ciò che effettivamente si sente, avviene anche all’interno del corpo stesso, si può ad esempio avere un corpo che denota una passività di fondo, per esempio con le natiche contratte e portate in avanti e una faccia che invece esprime un’aggressività esagerata. Si può avere paura, con le spalle “a stampella”, ovvero sollevate in alto e avere il volto proteso in avanti in senso di sfida.
E ancora, per celare la preoccupazione e l’afflizione espressa dal proprio volto… [SEGUE]