L’indice può rappresentare un punto di partenza utile per selezionare le persone da sottoporre a uno screening più approfondito, come gli stessi ricercatori hanno fatto. Per esempio, una volta approfondite le analisi, il numero dei soggetti con diabete di tipo 2 o una sorta di prediabete sono risultati in numero più alto del previsto anche quando il campione si è ristretto a coloro che erano classificati magri secondo i parametri del BMI.

Livelli elevati di trigliceridi e di colesterolo LDL, oltre a un’elevata glicemia, sono stati individuati in più persone in apparenza del tutto magre.
Uomini e donne, anche giovani o relativamente giovani, che non avrebbero mai portato gli altri a pensare, in virtù del loro aspetto, a un esito di questo tipo di un esame di routine.
E sono soltanto alcuni esempi. Non ne mancano, del resto, di più complessi.

Quel che interessa, però, è il ragionamento di base ed è semmai importante, a questo punto, valutare le possibili conseguenze sulla salute di queste persone che potremmo definire “magri ma grassi”.
In termini scientifici, questa categoria di persone viene classificata come quella degli individui magri ma obesi dal punto di vista metabolico.

I “magri ma grassi” presentano un elevato rischio di aterosclerosi precoce che può iniziare a manifestarsi, in alcuni casi, addirittura prima dei 40 anni.
Più di altri possono inoltre sviluppare una forma di diabete e disturbi cardiovascolari. Inoltre, hanno generalmente una tolleranza scarsa al glucosio e producono più insulina subito dopo i pasti. Un rischio deriva infine dal colesterolo Ldl, il cosiddetto colesterolo cattivo, che nel loro organismo si presenta in particelle più piccole e ossidabili.

Fonti Bibliografiche

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