Il tema della connessione bidirezionale cervello e intestino sta coinvolgendo sempre più il mondo della ricerca e interessando diverse discipline mediche anche al di fuori delle neuroscienze: neurologia e psichiatria, endocrinologia, gastroenterologia per citarne alcune.
La parete dell’intestino è formata da uno strato di cellule epiteliali che separano il lume dal tessuto sottostante.
All’interno di questo strato risiedono delle cellule elettricamente eccitabili chiamate cellule enteroendocrine, che percepiscono l’introduzione delle sostanze nutritive ingerite e dei metaboliti microbici ed attivano un potenziale d’azione.
È noto che le cellule enteroendocrine agiscono sul SNC indirettamente attraverso l’azione paracrina di ormoni, come ad esempio la colecistochinina la quale genera a livello corticale un segnale di sazietà.
In particolare, le concentrazioni in circolo di colecistochinina raggiungono il picco massimo solo alcuni minuti dopo che il cibo è ingerito o a pasto terminato, nonostante il suo ruolo nella sazietà.
Tale discrepanza suggerisce che il cervello percepisce i segnali provenienti dall’intestino attraverso una segnalazione neuronale, alternativa, più veloce.
Un nuovo studio scientifico su Science… [SEGUE]