I bambini esposti ad alti livelli di inquinamento ambientale prima della nascita hanno un rischio aumentato di avere disturbi connessi al deficit dell’attenzione e all’iperattività (ADHD) rispetto ai loro compagni meno esposti: questo è il risultato di una nuova ricerca scientifica della Mailman School of Public Health di New York.
Secondo i dati della letteratura mondiale i bambini e gli adolescenti iperattivi, affetti da una vera e propria patologia (ADHD), sarebbero il 5,3% della popolazione tra 5-17 anni. Ma l’incidenza della patologia è davvero così alta?
I dati raccolti dal Registro dell’ADHD della Regione Lombardia e utilizzati per uno studio del Dipartimento di Salute Pubblica dell’IRCCS Mario Negri di Milano, smentiscono questo dato; infatti in Lombardia la prevalenza del disturbo è del 3,5 per mille, quindici volte inferiore alla media mondiale. Si stima che ogni anno siano diagnosticati circa 400 nuovi casi, i bambini colpiti sono in maggioranza maschi e in un terzo dei casi è presente familiarità o un altro disturbo psicopatologico.
Nello studio americano, i ricercatori hanno indagato i livelli di PAH, idrocarburi aromatici policiclici, che sono componenti fondamentali dell’inquinamento dell’aria. Questi componenti sono i prodotti della combustione incompleta di carburante fossile ed è noto che provocano danni per lo sviluppo del sistema nervoso. In città, il traffico stradale e il riscaldamento domestico sono le fonti principali di questi idrocarburi.
Per misurare l’esposizione dei bambini al PAH, i ricercatori hanno misurato i livelli dei frammenti del DNA materno unito alle molecole di PAH presente nel sangue del cordone ombelicale alla nascita. Questo ha permesso di individuare subito il grado di esposizione individuale.
In uno studio precedente, lo stesso team di ricerca aveva trovato… SEGUE