Questa vulnerabilità più marcata e, di conseguenza, pericolosa deriva da differenze del contenuto di acqua nel corpo della donna rispetto a quello dell’uomo, dallo stesso metabolismo e dagli ormoni sessuali.

In altre parole, il maggiore contenuto di grasso e la minore concentrazione di acqua nei tessuti femminili rispetto a quelli maschili fanno sì che l’alcol raggiunga nel corpo di una donna concentrazioni maggiori, poiché si tratta di una sostanza che si diffonde “solo nella parte acquosa”.
Non solo. L’enzima responsabile della metabolizzazione dell’alcol (quell’ADH la cui attività viene misurata nel sangue delle persone che si rivolgono a strutture pubbliche nel tentativo di smettere di bere) è assai minore nel corpo femminile.

Da estrogeni e progesterone, ormoni femminili, l’espulsione dell’alcol dall’organismo viene inoltre rallentata e in gravidanza, il rischio aumenta.
Durante la gestazione, alla crescita delle quantità di ormoni e della loro attività, corrisponde una maggiore permanenza (e una maggiore tossicità) dell’alcol nell’organismo.
Una soglia di tossicità più alta nelle donne è un rischio supplementare.

 

 

Fonte Bibliografica

Donna e alcol: una sfida per il futuro della salute pubblica? Notiziario ISS Pag. 11

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