dieta low
L’efficacia delle diete a ridotto apporto di carboidrati non è una novità in termini di riduzione del peso corporeo. Il ricorso a regimi alimentari “low-carb”, infatti, è uno strumento al quale si ricorre di frequente per contrastare – velocemente e con risultati percettibili – situazioni iniziali di grave sovrappeso e obesità.

 

Se, quindi, l’efficacia sul controllo del peso di questo genere di dieta è ormai ben nota, poco si sa dei suoi effetti su altri e importanti aspetti della salute. Un recente studio esplora, oggi, il panorama di effetti secondari prodotti dalle diete a ridotto apporto di carboidrati, soffermandosi in particolare sulle conseguenze prodotte sull’efficienza del sistema cardiocircolatorio.

 

Lo studio, condotto dalla Tulane University di New Orleans e pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, è stato effettuato su un campione di 148 soggetti adulti obesi di entrambi i sessi, privi di patologie cardiovascolari e diabete. Ripartiti casualmente in due gruppi, i pazienti sono stati sottoposti a due regimi dietetici differenti ma di identico apporto calorico, uno caratterizzato da una ridotta assunzione giornaliera di carboidrati (meno di 40 grammi al giorno), l’altro caratterizzato da un ridotto apporto di grassi (inferiori al 30% dell’apporto giornaliero totale di calorie).

 

I progressi nell’ambito della perdita del peso, così come quelli riscontrati in termini di riduzione dei rischi al sistema cardiovascolare, dipendenti dall’obesità, sono stati rilevati a scadenza trimestrale nell’arco di un anno.
I risultati di questo raffronto sono sorprendenti.

 

A parità di calorie ingerite – come spiegano gli autori della ricerca – i pazienti sottoposti al regime alimentare a ridotto apporto di carboidrati hanno incontrato non solo una maggiore perdita di peso, ma anche una più importante riduzione del rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari.

 

Al termine dell’anno, quindi, la dieta low-carb è risultata nel complesso la più efficace, permettendo ai pazienti una perdita media di tre chili e mezzo in più rispetto a quella incontrata dai componenti del secondo gruppo, e riducendo in maniera più significativa il livello di colesterolo e trigliceridi nel sangue.

 

L’apporto al miglioramento delle condizioni di salute di una dieta povera di carboidrati, alla luce dello studio in esame, è notevole. Al contrario di quanto fino ad ora sostenuto, infatti, sembrerebbe che la riduzione dei carboidrati – anziché dei lipidi – sia il segreto per preservare nel lungo termine la salute del sistema cardiovascolare.

 

Occorre sottolineare, comunque, come i risultati dello studio non vadano letti come argomentazioni per sdoganare l’abuso di grassi di cattiva qualità (come ad esempio i grassi parzialmente idrogenati) nel proprio regime alimentare. I ricercatori sottolineano che i lipidi introdotti nella dieta durante lo studio fossero per lo più grassi insaturi di origine vegetale, come quelli derivanti dall’olio di oliva.

 

Lo studio, però, rivela che anche una dieta ricca grassi – purché non saturi – può rivelarsi salutare per il cuore ed efficace nella perdita di peso quando sia povera di carboidrati.

 

 

Fonte

http://annals.org/article.aspx?articleid=1900694 

 

 

Le mammole parlano di dieta qui nel forum alimentazione

 

 

 

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