Il miglioramento della responsività dei genitori è avvenuto effettuando un counselling mirato che ha compreso consigli su come rispondere al pianto del bambino, ad esempio mediante l’alimentazione, il contenimento fisico, l’offerta di giochi, la stimolazione esterna o il metterlo nel lettino.

I risultati del trial hanno mostrato che l’aumento nel genitore della comprensione delle possibili esigenze specifiche del bambino si è dimostrato più efficace nel diminuire i sintomi colici rispetto al cambiare dieta, offrendo un latte ipoallergenico: i lattanti dei genitori che avevano ricevuto il counselling piangevano in media 2,1 ore in meno al giorno.

Ne deriva che è sicuramente utile incentivare la reattività dei genitori nel cercare una possibile soluzione a questo problema, ma con l’esplicita raccomandazione di tutelarsi dall’esaurimento e di saper riconoscere quando avvertono il bisogno di “staccare la spina” e lasciare il loro bambino alle cure di persone fidate, ove necessario.

Infatti, purtroppo, gli episodi di pianto incontrollabile ripetuto generano grande frustrazione nel genitore che si prende cura nel neonato, ma nessuna donna deve ritenere di essere una cattiva madre se avverte il desiderio di allontanarsi per qualche minuto o per qualche ora.

Il pianto straziante del proprio figlio crea una lacerazione interiore, un’angoscia senza misura che rende difficile sia tentare invano di calmarlo sia allontanarsi da lui: allora, che siano pochi minuti o qualche ora, che sia il papà, la zia, uno dei nonni o un’ostetrica, quando si arriva all’esasperazione è bene cercare una rassicurazione ed un aiuto in coloro che possono offrircelo.

Anche questa raccomandazione può in un certo senso rappresentare una strategia comportamentale, indispensabile per poter ripartire più forti di prima.

 

Dr. Domenico Oliva

 

Fonti Bibliografiche

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