Stando a quanto emerge da recenti dati Istat, infatti, sono ben dieci milioni le donne che nel corso della loro vita hanno fatto rinunce più o meno importanti – che vanno dalla rinuncia totale al lavoro alla rinuncia, non meno importante, a una promozione o un incarico prestigioso – per via degli impegni familiari.
In pratica si tratta del 44% della popolazione femminile italiana.
Una percentuale che non può lasciare indifferenti, anche per via del divario esistente tra le connazionali e le lavoratrici europee.
Se infatti anche in Italia, come negli altri paesi dell’Unione Europea, sono sempre di più le donne che col loro stipendio contribuiscono attivamente al bilancio familiare, il tasso di occupazione femminile rimare però fermo al 46,8%, a fronte del 59,5% che costituisce il tasso di occupazione femminile medio in Europa.
In un dossier dal titolo fortemente emblematico di “Come cambia la vita delle donne”, l’Istat fa notare come: “Sono poco meno di 10 milioni le donne che nel corso della loro vita, a causa di impegni familiari, per una gravidanza o perché i propri familiari così volevano, hanno rinunciato a lavorare, hanno dovuto interrompere il lavoro, o non hanno potuto accettare un incarico o non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel lavoro”.
Curato da Linda Laura Sabbadini, Sara Demofonti e Romina Fraboni, il dossier si riferisce a dati raccolti e analizzati nel 2011, rilevazioni attuali anche oggi poiché fanno riferimento a esperienze lavorative che le donne intervistate hanno fatto nel corso di tutta la loro vita.
Vi sono anche dati più recenti relativi… [SEGUE]
Salve, ho un bimbo di 2 anni, un compagno di 37 e una casa da acquistare nei prossimi mesi, perché stanchi dell’affitto.
Ho 32 anni e ho sempre tenuto moltissimo alla mia indipendenza, anche in maniera egoistica alle volte.Da quando è arrivato il mio piccolo sono però molto cambiata e ho vissuto col senso di colpa I miei pensieri di libertà.
Oggi sono arrivata a un punto cruciale: dover scegliere tra carriera e famiglia. Il mio lavoro mi porta fuori per lunghi periodi e fino a quando non pensavo di acquistare casa, nonostante la famiglia, mi sentivo libera di potermi muovere. L’acquisto della casa è assolutamente irrimandabile, ma sento dentro di me che questo passo, più dell’arrivo di mio figlio, cambierà la mia vita e le mie scelte future…non ho voglia di rinunciare alla possibilità di vivere altrove se altre occasioni di lavoro busseranno, come so, alla mia porta. Vivo con il senso di colpa verso me se rinuncio ai miei progetti personali, verso i miei cari se rinuncio alla stabilità almeno fisica in un luogo fisico per metter radici.
Molto probabilmente sveglierò di acquistare casa, pensando a chi ne vorrebbe una e non ce l’ha,. Acquisterò casa è mi reinventero come donna, come mamma, come compagna…
Voi cosa pensate?
Io ho scelto una via di mezzo. Insegno a scuola e sono felice così. Ho 2 figli, Francesco di 8 anni e Edoardo di 6 mesi. Certo, c’è chi ha ambizioni più alte, io sto bene nel mio compromesso tra felicità familiare e realizzazione professionale.
Sono diventata mamma a 33 anni, sono stata fortunata perché sino alla gravidanza sono riuscita a lavorare nel settore per il quale ho studiato… poi al 4 mese di gravidanza arriva la telefonata dei miei sogni
Mi avrebbero assunta presso L agenzia con cui avevo collaborazioni esterne… ma la mia sincerità “ho comunicato la mia gravidanza” ha fatto sì che il contratto non è mai arrivato….
Bene allora mi sono goduta il mio piccolo e L ho cresciuto senza aiuti, non avendo più i nonni su cui contare…
Per fortuna non avevamo spese di mutuo o affitti per cui sono rimasta a casa
posso solo dire di essere soddisfatta perché in ogni cosa cercavo il bello… e perora l’ho trovato
Mi permetto di consigliare di riuscire ad adattarsi ad ogni situazione è cercare di esserne sodisfatte, sia lavorando, sia casalinga… sia per scelta che non… i figli sono una grande gioia…
Ho 27 anni e una bambina di 6 mesi. Dall’età di 19 anni ho lavorato con mio padre nel nostro ufficio con dedizione e passione. E come tutte quelli che lavorano in casa non esisteva malattia o permessi e se necessario nemmeno sabato o domenica. Un lavoro che ho svolto con amore e passione e che mi manca moltissimo. Ma arriva prima la mia bambina e d’accordo con mio marito starò a casa almeno un paio di anni per poi tornare parte time, sempre che prima non arrivi di nuovo la cicogna. Io, “figlio maschio di casa”, ho scoperto con la maternità la differenza lavorativa tra uomini e donne. Ci sono donne che riescono a conciliare le due cose, ma mi chiedo con quali risultati. Avendone la possibilità preferisco rinunciare alla mia amata professione che far crescere mia figlia da terzi. E poi mi reputo ancora abbastanza giovane da poter pensare che quando i figli saranno grandi potrò riprendere in mano l’ufficio come una volta.
Sono Stefania, mamma 41.enne di una bimba di 4 anni.
La mia teoria è sempre stata a favore e sostegno di una mamma lavoratrice. Il tutto a favore della personalità della mamma e poi dei figli …..
Questa la teoria.
La (mia) pratica : lo studio presso cui lavoravo ha cessato attività fine 2010 ….. Tutti i miei tentativi di p a farti fino ad allora non avevano dato esiti positivi ….. Inizio 2011 ho rilevato con una socia un’attività commerciale ….. Nel frattempo una gravidanza da puma che è diventata evolutiva ….. Subito ho realizzato che avere un negozio con un bebè sarebbe stato mollato complicato soprattutto in termini di orari.
Non ho mai avuto (e forse non li avrei voluti avessi potuto averli) aiuti dai nonni.
Ho portato mia figlia in negozio che Aveva 15 giorni , alternandomi con la mia socia …. A 11 mesi l’ho mandata in un baby parking che fungeva da nido fino alle 18,30.
Nel frAttempo la crisi ……. Ho trovato di nuovo un impiego part time …….mattino in ufficio … Pomeriggio in negozio ….. La casa …. La famiglia ….. Dovevo iniziare a togliere cose . Non più ad aggiungerne.
La crisi è stato l’aspetto più devastante . Lavorare , accumulare debiti con il negozio, non avere soddisfazioni e realizzazioni …. Insomma …. Aumentavano i problemi.
IntNto mi sono resa conto che fintanto che un figlio è piccolo riesci a lasciarlo più tempo in mani terza (fidate) . Più cresce più il nostro rapporto mamma/figlia aveva bisogno di più momenti insieme …. Forse ne ho più bisogno io. Non l’ho ancora capito ma è quello che sento ora.
Quindi -d’accordo con mio marito – mi sono licenziata. Tra qualche mese chiuderò il negozio.
Dopo anni mi ritroverò ad essere una mamma casalinga ….. Insomma … Una decisione molto influenzata dalle condizioni esterne non favorevoli ….. Un contenimento dei danni causa crisi ….
Ma finalmente potrò portarla una volta a settimana ai laboratori di lettura in biblioteca …. Una volta a settimana in palestra dopo la materna …. Ave re i sabati e le domeniche tutti e 3 liberi e insieme ….. Poterla seguire nei compiti quando inizierà la primaria …. Essere una di quelle mamme che possono accogliere in casa i suoi amichetti dopo la scuola perché le altre lavorando non possono ….
La mia è un’esperienza in costruzione …..
A livello personale al momento non mi sento privata da qualcosa , il lavoro ultimamente lo vivevo come uno stress e non come fonte di soddisfazioni.
Speriamo
Grazie Stefania per averci portato la tua esperienza “in costruzione”.
Il non sentirti privata di qualcosa è un aspetto fondamentale. Sicuramente la tua scelta sarà fonte di crescita e arricchimento sia per te che per la tua famiglia.
Tanti auguri!