Nell’indagine, gli scienziati si sono concentrati soprattutto sugli effetti della paraxantina, una sostanza chimica che si produce metabolizzando la caffeina, la cui funzione principale è la stimolazione del sistema nervoso centrale.

Per indagare e comprendere fino in fondo le conseguenze derivanti dall’uso e dall’abuso di caffeina, i ricercatori hanno poi recuperato i dati raccolti dal “Collaborative Perinatal Project”, un’indagine statunitense svoltasi tra il 1959 e il 1974, anni in cui le donne incinte erano solite consumare caffè senza preoccuparsi di eventuali effetti collaterali.

In quel periodo, infatti, non si parlava ancora delle controindicazioni della caffeina.
Nell’indagine erano state coinvolte oltre duemila donne a cui erano stati misurati i livelli di paraxantina tra la ventesima e la ventiseiesima settimana di gravidanza. Ottenuti i dati, gli studiosi sono passati ad analizzare le capacità cognitive, il comportamento e il quoziente intellettivo dei bambini che avevano ormai raggiunto un’età compresa tra i quattro e i sette anni.

Si è così appurato che non esiste un legame diretto tra l’assunzione di caffeina in gravidanza e l’intelligenza o i comportamenti dei bambini.
“Nel complesso” ha dichiarato la dottoressa Sarah A. Keim, “consideriamo i nostri risultati rassicuranti per le donne incinte che consumano moderate quantità di caffeina o l’equivalente di 1 o 2 tazzine di caffè al giorno”. Demonizzare il caffè in gravidanza, dunque, è sbagliato, ma anche eccedere lo è: una sana via di mezzo – ovvero un paio di tazzine al giorno – rappresenta un compromesso sicuro e più che soddisfacente!

 

Fonte Bibliografica Primaria
Maternal Caffeine Intake During Pregnancy and Child Cognition and Behavior at 4 and 7 Years of Age

 

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