La diluizione dello stesso sangue, che permette un aumento ematico fino al 40%, ed è causata da una maggiore presenza di anticoagulanti, provoca un abbassamento della concentrazione di ferro.
Lo scopo però non è negativo, bensì serve a permettere una migliore irrorazione di tutti i tessuti, sia della madre che del bambino.
Spesso nel corso della gravidanza si scende al di sotto della soglia di 11 g/dL, ma da uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori inglesi, e citato da Michel Odent nel suo libro “La scientificazione dell’amore” è dimostrato come questa penuria non rappresenti un problema, ma sia un trucco della natura per garantire una maggior protezione del neonato.
Su oltre 150.000 parti presi in esame, i figli di madri che non presentavano carenze di ferro non solo avevano alla nascita un peso minore dei “colleghi” nati da madri anemiche, ma rischiavano anche di venire al mondo prematuramente.
D’altronde dall’inizio della gravidanza è buona prassi garantirsi il miglior apporto di ferro con un’adeguata alimentazione, e se il medico lo consiglia, anche con l’apporto di ferro in fiale o compresse, onde evitare che quella che generalmente viene considerata come un’anemia fisiologia della gravidanza si trasformi in un’anemia carenziale.
Riferimento Bibliografico
M. Odent, La scientificazione dell’amore