Si tratterebbe di stimoli olfattivi personalizzati, una sorta di “firma” della madre che viene riconosciuta al momento dell’avvio dell’allattamento e viene poi memorizzata, permanendo durante tutto lo svezzamento.

Analizzando i dati raccolti, i ricercatori hanno concluso che, nel topo l’allattamento non è indotto principalmente da un condizionamento biochimico, ovvero non è chiamato in causa unicamente il ruolo dei feromoni (sostanze biochimiche secrete da apposite ghiandole che inviano segnali ad altri individui della stessa specie).

Sarebbero anzitutto gli stimoli olfattivi a spingere i neonati al nutrimento, e non altri tipi di condizionamenti esterni o un generico istinto di sopravvivenza.
Il comportamento innato, piuttosto, è la risposta allo stimolo olfattivo che segnala al piccolo la presenza rassicurante della propria madre.

Come dichiarato dal Dott. Logan, “abbiamo dimostrato per la prima volta che nei topi l’allattamento non è una risposta innata ai feromoni, ma una risposta appresa, fondata sul riconoscimento di un mix di odori: il profumo unico della madre».

Gli autori dell’indagine hanno supposto che i mammiferi abbiano comunque sviluppato strategie multiple atte a garantire la sopravvivenza dei loro piccoli in caso di impossibilità all’allattamento, aspetto fondamentale per la sopravvivenza della specie.

È quindi possibile che, affinché la suzione venisse avviata, i mammiferi abbiano sviluppato entrambe le strategie olfattive, ovvero quella legata ai feromoni e quella legata alla “firma” materna.

Dr. Domenico Oliva

Fonte scientifica primaria:

Learned Recognition of Maternal Signature Odors Mediates the First Suckling Episode in Mice

Darren W. Logan, Lisa J. Brunet, William R. Webb, Tyler Cutforth, John Ngai, Lisa Stowers

 

 

 

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