famiglia spiaggia

 

Siamo passati dalla macchina da scrivere al notebook, dai campi da tennis alla wii, dalla cabina telefonica allo smartphone.

Per guardare se ci è arrivata posta non usciamo più a controllare la cassetta, accendiamo il pc, e in questo momento ci sono fior di ingegneri, probabilmente giapponesi, che stanno inventando chissà quale marchingegno tecnologico per renderci la vita “più comoda”.

Oggi io, invece, sono andata al mare.

Ho preso marito, figlia, un telo, una borsa termica con tanto di tavoletta ghiacciata e una bottiglia d’acqua, ho preso secchiello e palette e via di corsa a cercare la sabbia.

Oggi, in una società dove tutti hanno fretta di raggiungere e ottenere tutto e di farlo nel modo più agevole possibile, a sbafo di tutta la tecnologia che ci sovrasta, il tempo si è fermato.

Sembra incredibile, eppure è vero.

Abbiamo costruito castelli di sabbia e li abbiamo abbattuti, e poi ancora e ancora una volta.

Anche qualcun altro ha avuto la nostra stessa idea.

Un papà ha portato i figli a largo su un canotto mentre la mamma li guardava prendendo il sole.

Una bimba aiutata e incoraggiata dal papà faceva volare un aquilone.

Poco più in là, qualcuno aveva disegnato sulla sabbia pesci, stelle e cavallucci marini, conchiglie e altre meraviglie che si trovano in fondo al mare.

Non vi sembra uno scenario già visto?

Oggi mi sono rivista negli occhi di mia madre, tutto era fermo come allora eppure sono trascorsi oltre vent’anni.

Quante cose sono cambiate in questi anni? Eppure ci sono cose che sono rimaste intatte.

In questo momento un pensiero, un piccolo desiderio è dentro di me.

Vorrei che mia figlia tra vent’anni e poco più, portasse sua figlia al mare a giocare nella sabbia con secchiello e palette

 

 

Fanella

Vuoi saperne di più? Le Mammole ne discutono qui LINK

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