domperidone allattamento

 

Fisiologicamente dopo la nascita di un figlio, il seno di ogni donna inizia a produrre spontaneamente latte per effetto di un cambiamento ormonale innescato dal parto, che determina un innalzamento dell’ormone responsabile, la prolattina.

 

Nonostante la natura abbia creato meccanismi perfetti che sopperiscono ad ogni necessità, alcune madri ritengono di dover incrementare la risposta lattogena post-partum con l’ausilio di farmaci specifici che aumentano la produzione, come ad esempio il domperidone.

A riguardo però esistono pareri discordanti, perché se da un lato i medici stessi ne consigliano l’utilizzo, dall’altro alcuni studi hanno dimostrato che questi farmaci potrebbero essere responsabili di effetti collaterali anche molto seri, come l’insorgenza di irregolarità del battito cardiaco e morte improvvisa per arresto cardio-circolatorio.

 

Lo studio, però, precisa che il domperidone agisce a livello di aumento della produzione di latte materno senza il minimo rischio per i neonati che vengono allattati, in quanto il pericolo riguarda essenzialmente le madri che ne fanno uso.

La ricerca condotta per avvalorare tale tesi, è stata pubblicata sulla rivista del settore Journal of Human Lactation, nella quale è stata descritta la modalità con la quale sono giunti alle conclusioni sopra citate.

 

I ricercatori, infatti, hanno studiato gli effetti dell’esposizione al domperidone sia nelle madri che sui neonati, valutando gli eventuali effetti negativi generali e sull’apparato gastro-enterico. I risultati della ricerca hanno portato alla conclusione che non si descrivono effetti di alcun tipo sui bambini e su una frazione delle madri sottoposte allo studio con dosi giornaliere di domperidone pari a 10-20 mg mentre, donne trattate con 30 mg e predisposte geneticamente a patologie cardiache, hanno mostrato un rischio maggiore di mortalità cardiaca improvvisa, nonostante la dose quotidiana consigliata da alcune aziende farmaceutiche sia di addirittura 120-160 mg al giorno.

 

La causa di rischi cardiaci scatenati dal farmaco sarebbe legata alla sua capacità intrinseca di allungare l’intervallo QT, ovvero il lasso di tempo necessario tra il momento in cui i ventricoli cardiaci ricevano l’impulso a contrarsi e il momento in cui riacquistano sufficiente potenziale per rieseguire la contrazione.

 

L’allungamento di questo fondamentale momento di contrazione cardiaca, comporta un’alterazione del battito che si può riflettere successivamente su un’asincronia tra le contrazioni delle varie sezioni del cuore, con conseguente pericolose aritmie che, in casi particolari e predisposizioni individuali, possono portare a morte improvvisa.

 

Tenendo presente quindi la pericolosità del farmaco, va posta grande attenzione al suo utilizzo soprattutto per dosi giornaliere che superano i 30 mg e per pazienti che abbiano un’età tale da esporle a problemi cardiocircolatori, prendendo in considerazione lo stato clinico, le informazioni di eventuali familiarità di patologie cardiache e le condizione predisponenti individuali.

 

I risultati ottenuti lasciano interdetti i ricercatori che hanno concluso esista una correlazione tra la morte cardiaca improvvisa e l’assunzione di domperidone, per questo se ne sconsiglia l’uso in madri particolarmente esposte a problemi di natura cardiologica, considerando l’elevato livello di pericolosità.

Esistendo in commercio altri farmaci galattogeni, si può limitare quindi l’uso del domperidone solo in casi strettamente necessari e in cui non sussistano condizioni di rischio elevate.

 

 

A cura della Redazione di Mammole

Fonti:

http://jhl.sagepub.com/content/31/1/57

Le Mammole del forum parlano del domperidone

 

 

 

il più grande gruppo di mamme per l'allattamento

 

 

 

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