19 gennaio: era la data del termine, il giorno prima del mio compleanno. Ho fatto la visita e mi dicono che era tutto tranquillo e che se entro la settimana non avessi partorito sarebbero ricorsi al cesareo ( il mio primo figlio era podalico ed è nato con cesareo).
Durante la notte mi sveglio con dei dolori tipo ciclo alla pancia e decido di andare a fare una doccia calda ma, invece di stare meglio, i colori sono sempre più forti e irregolari. Passo due ore così fino a quando i dolori si fanno sentire ogni 7 minuti. Decido di svegliare mio marito che nel frattempo mi fa gli auguri di buon compleanno e immaginate la mia risposta.
Gli dico che è meglio andare verso l’ospedale visto che dista 40 minuti da casa. Arriviamo alle 7.30 in ospedale e subito mi mettono il monitoraggio, sto lì un’oretta con dei bei dolori forti. Mi portano in camera sempre monitorata perché venivo da un precedente cesareo e, dopo un’altra oretta circa, l’ostetrica mi chiede se voglio fare lo scollamento, per velocizzare un po’ e subito gli dico di sì e da lì a poco partono i dolori, ancora più forti, che mi fanno inginocchiare per terra dal dolore ogni 2 minuti.
Arriviamo con fatica in sala parto e l’unica posizione nella quale mi sembra di gestire meglio il dolore è in ginocchio davanti al letto. Tra una contrazione e l’altra mi sembra di aver preso sonno… ma non ne sono sicura, tant’è che passo il travaglio sempre con gli occhi chiusi per isolarmi dal resto e concentrarmi sul dolore fortissimo al basso ventre.
“Tutto bene” fino a quando l’ostetrica, monitorandomi, si rende conto che qualcosa non va e mi dice di cambiare posizione e di sdraiarmi sul letto. Le dico di no perché sdraiata non gestisco il dolore, ma lei mi obbliga e dopo qualche secondo sono circondata da dottori e ostetriche e sento il dottore (che mi aveva visitato il giorno prima) dire “codice rosso” chiamate l’anestesista!
Da lì il panico: ho guardato mio marito… [SEGUE]