Sapevo che il mio bimbo sarebbe nato prima: il diabete gestazionale mi aveva costretto a prendere alla sera una piccola dose di insulina, e questo, aveva detto la mia ginecologa, ci costringeva ad indurre il parto un paio di settimane prima del termine.
Poco male pensavo io che sono la regina dell’impazienza…
Domenica 10 aprile ci siamo trovati, come sempre, a pranzo dai miei con tutta la ciurma: sono la maggiore di 4 fratelli, quindi a tavola, tra mio marito e mia cognata, siamo in 8.
Mio fratello, guardando il mio pancione, sapendo che il ricovero era per il giorno dopo, mi ha detto “è l’ultima volta che mangiamo con la tua pancia!”.
Verso sera mi misuro la pressione, come sempre nell’ultimo periodo… valori altini.
Chiamo in reparto e mi dicono di andare lì.
Così arriviamo in ospedale, io e mio marito, e mi annunciano che mi ricoverano anticipatamente, mi fanno mille esami e mi preparano per iniziare l’induzione all’alba del mattino dopo.
Saluto mio marito e mi preparo per la notte più lunga (penso io) della mia vita. Mi accarezzo il pancione e parlo al mio cucciolo.
Alle cinque e mezza sono sveglia e cammino per i corridoi, chiamo mia mamma, che sarebbe arrivata di lì a poco, e aspetto.
Viene a prendermi l’ostetrica e mi accompagna in sala travaglio dove facciamo il primo tentativo con il gel. Un’ora dopo avevo delle fitte alla schiena allucinanti, che però non erano quelle giuste.
Costantemente sotto monitoraggio, passano sei ore… alle 13:30 secondo tentativo.
Il dolore aumenta ma solo quello, cammino per il corridoio… [SEGUE]