Negli ultimi anni da più parti sono state riprese in considerazione le modalità dell’organizzazione ed erogazione dell’assistenza alla madre, durante il parto ed in puerperio, al neonato e alla famiglia, in modo da privilegiare la promozione della loro salute e del loro benessere, garantendo al tempo stesso il massimo della sicurezza possibile.
Diversi gli elementi che hanno portato alla necessità di rivedere il “percorso nascita”, in un’ottica di maggior garanzia della fisiologia degli eventi legati al parto e al puerperio e di un più facilitato sviluppo della relazione madre-neonato-famiglia.
Il riconoscimento di specifiche esigenze della diade madre-neonato (attaccamento al seno precoce e a richiesta, libertà da orari rigidi, inutilità di alcune pratiche assistenziali e altro) ha condotto infatti a migliorare le modalità assistenziali in molti punti nascita e a ripensare l’intero complesso delle cure fornite nell’immediato post-partum sia alla madre che al neonato.
Accanto a ciò, si è verificata anche una sempre maggiore tendenza alla “deospedalizzazione” del periodo post-partum, giustificata sia da presunti vantaggi economici (tuttora da verificare) che socioculturali e non sempre espressione di un reale miglioramento delle cure.
Tutto questo, quando mosso da motivazioni prevalentemente economiche, può tradursi in dimissioni affrettate, imposte dall’ospedale, senza la garanzia di una prosecuzione dell’assistenza, e comportare alcuni effetti non desiderati (aumento di riammissioni per patologie neonatali, maggiori difficoltà nell’allattamento al seno e nelle relazioni precoci).
Va inoltre sottolineato come il dibattito degli ultimi anni, qualora si incentri solo sul momento della dimissione e sulla sua sicurezza, rischia di allontanare l’attenzione dall’assistenza in puerperio e al neonato nel suo complesso ed in particolare nelle prime 2-3 settimane di vita.
È questo un periodo che sovente presenta aspetti assistenziali rilevanti sia per la madre (possibili crisi di stanchezza, difficoltà di allattamento, “post-partum blues”, depressioni post-partum…), che per il neonato (calo ponderale, disidratazione, ittero, infezioni, evidenziazione di anomalie congenite…), che per l’instaurarsi della loro relazione all’interno della nuova famiglia (possibilità di distorsioni relazionali precoci).
Ma è anche un periodo in cui è spesso presente un “vuoto assistenziale”; infatti, pur essendo previsti servizi territoriali per l’assistenza al puerperio e al neonato dopo la dimissione, da poche parti essi sono stati attivati e, se esistono, vengono largamente sottoutilizzati dall’utenza (anche per scarsa informazione). Così pure la presa in carico da parte del pediatra di famiglia avviene in maniera disomogenea e spesso tardiva.
Il dibattito sulla dimissione cosiddetta precoce (cioè quella che avviene prima delle 48-72 ore di vita) ha giustamente focalizzato l’attenzione degli operatori sanitari sui suoi possibili rischi.
È tuttavia chiaro che attualmente non vi sono solide evidenze scientifiche per supportarla o condannarla, anche perché i suoi esiti sono fortemente dipendenti dall’assistenza all’evento nascita nel suo complesso (gravidanza, travaglio, parto, puerperio), che come sappiamo è differenziata in base alle diverse forme di organizzazione e pratica assistenziale, sia a livello nazionale che locale.
E’ quindi preferibile parlare di dimissione concordata e appropriata, con ciò intendendo una modalità di dimissione che tenga conto delle esigenze e della volontà della madri e della necessità , qualora sussistano i motivi, di attivare ed integrare tra loro le necessarie risorse territoriali atte a sostenere la nuova famiglia nel periodo critico del rientro a domicilio.
Riteniamo perciò che nella nostra realtà tale dibattito possa offrire un’importante occasione per attivare (o migliorare ove già esistano) i servizi volti alla sorveglianza clinica, al sostegno e alla promozione di salute della madre, del neonato e della famiglia nelle prime settimane di adattamento alla nascita.
E ciò attraverso una integrazione delle attività ospedaliere e territoriali per tutta la popolazione, ma anche e soprattutto tenendo conto di quella con fattori di maggiore rischio sociale o sociosanitario.
Oltre alla carenza delle strutture e della informazione dell’utenza, l’altro aspetto problematico nella rea-lizzazione di tali progetti di assistenza nella nostra realtà è costituito dal raccordo tra ospedali e territorio e tra i vari operatori, pre-requisito necessario per garantire la continuità dei percorsi assistenziali, che deve prevedere la definizione di:
– precise norme organizzative
– livelli di responsabilità (vedi anche punto D)
Da tutto ciò nascono queste raccomandazioni generali che andranno via via adattate alle realtà locali e che vogliono essere indicative per la stesura di progetti specifici soprattutto in direzione di dimissioni concordate e appropriate, garantendo la continuità dell’assistenza con i servizi territoriali.
Le raccomandazioni contenute in questo documento sono state elaborate in modo coerente con il livello di integrazione e con le modalità di utilizzo delle risorse previsto dal Progetto Obiettivo Materno – Infantile del Ministero della Sanità (PSN 1998-2000).
Balzerà agli occhi a molti, come il protocollo sia prossimo a compiere i 20 anni di vita e che in molti centri è ancora disatteso.
Le indicazioni sono rivolte a tutti gli operatori sanitari implicati nell’assistenza alla madre e al neonato dopo il parto e agli amministratori. Possono costituire la base per strumenti di informazione rivolti all’utenza.
Sono il risultato di un lavoro integrato e del consenso tra diversi operatori professionali con ampia esperienza e si basano, ove disponibili, sulle evidenze scientifiche che scaturiscono dall’esame della letteratura internazionale sull’argomento ed in particolare da quella riportata di seguito.
Nella prima parte del documento sono delineati l’obiettivo generale e quelli specifici, che raccomandiamo di perseguire nella stesura di progetti locali.
La seconda parte è composta dalle seguenti raccomandazioni:
A. Criteri per la dimissione della madre e del neonato
B. Assistenza alla madre nel puerperio fisiologico
C. Assistenza al neonato fisiologico nel primo mese di vita
D. Organizzazione dei servizi per l’assistenza alla madre in puerperio e al neonato
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