Tobia, o meglio Trotti, visto che questo era il suo nome asessuato che lo ha accompagnato per nove mesi, rimaneva alto nel mio bacino dandomi l’idea che avesse paura di avventurarsi oltre, nonostante durante la gravidanza avesse visto diversi bambini compiere quel viaggio mentre io svolgevo il mio lavoro di assistenza domiciliare alla nascita.
Verso le 22 iniziai a chiamarlo, invitandolo a non avere paura e a raggiungermi…io ero pronta per accoglierlo! Poco dopo iniziai a sentire chiaramente il suo corpo che si faceva spazio dentro di me con una forza decisa e curiosa, come se, convinto dalle mie parole, Trotti si fosse tuffato a capofitto.
Verso l’una del 9 febbraio Trotti arrivò tra le mie braccia, non ci sono parole per descrivere l’emozione di quel momento, poco dopo mi ritrovai ad osservare il suo corpo rosa e perfetto… era un maschio, Tobia.
Passarono solo alcuni secondi e sentii di nuovo un premito più dolce degli altri, ma inaspettato…la placenta raggiunse subito il mio bambino…tutto era finito e la continuità armoniosa e speciale, che ci aveva legato e nutrito, continuava a mostrarsi lì sul nostro lettone tra l’odore di parto che mi saturava il naso ed il cuore.
Così come Tobia si era precipitato a raggiungermi dopo i miei richiami… [SEGUE]
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